I disturbi funzionali (DF, altrimenti detti disturbi da conversione, disturbi somatomorfi) sono, secondo una definizione recente, dei disturbi caratterizzati da disturbi sensoriali, somatosensitivi e motori (functional motor and sensory symptoms, FMSS) o viscerali la cui natura è composita (ovvero neurologica, psichica e di natura dinamica). La ricerca in neuropsicologia (Petrie, 1934) per decenni si è concentrata sul cercare – con scarsi risultati – la lesione anatomica o per meglio dire la “sede” della lesione anatomopatologica dei disturbi funzionali. D’altra parte, la ricerca psicodinamica si è sforzata nel valorizzare la componente psicologica, emotiva e dinamica del problema (Freud, 1894), non riuscendo però a diffondersi nei reparti di medicina a cui queste persone sofferenti si rivolgono. La componente neurocognitiva è stata altrettanto studiata per i disturbi motori e somatosensitivi e sensoriali (riferiti al corpo rivolto verso l’“esterno”; Edwards et al., 1999), sia per i disturbi viscerali (Thompson et al., 1999). Oggi è necessario indagare e approfondire questa tematica da una visione rispettosa di entrambe i versanti coinvolti nella genesi di questo problema: il cervello e la mente. In un’ottica integrativa, volta a valorizzare la componente cognitiva e affettiva alla base della neurodinamica e delle connessioni tra sistemi motivazionali di base sottocorticali del cervello e le componenti ideomotorie corticali, è possibile oggi avvicinarci a questo obiettivo grazie ai decisivi apporti delle neuroscienze, in particolare delle neuroscienze affettive (Panksepp, 1998). È noto che alcune esperienze traumatiche (o sofferenze psichiche di altro tipo) attivano dei sistemi di salienza emotiva e attenzionale che sono in grado di instaurare il sintomo funzionale e mantenerlo in forma cronica (Edwards et al., 1999). La valutazione di questa connessione psiconeurale è pertanto quanto mai importante che venga svolta sia sul versante organico sia su quello psicodinamico e la sua più precoce individuazione permette inoltre una migliore prognosi e trattamento di questi disturbi prima che si cronicizzino.
Studi epidemiologici recenti hanno dimostrato che i medici continuano a diagnosticare un disturbo “non organico” nel 16% dei loro pazienti, rendendo questa la seconda diagnosi più comune di pazienti neurologici dopo la demenza (Stone et al., 2010). Nella loro espressione più grave, i disturbi funzionali possono influire a tal punto sulla qualità di vita della persona che ne è affetta da impedirle importanti aspetti della vita sociale, di quella lavorativa e specialmente affettivo-relazionale. Usiamo un modello neurobiologicamente informato di inferenza bayesiana gerarchica nel cervello per spiegare i sintomi motori e sensoriali funzionali in termini di percezione e azione derivanti dall’inferenza basata su precedenti credenze e informazioni sensoriali (Friston et al., 2010). La nostra spiegazione neurobiologica per gli FMSS si basa su modelli gerarchici del cervello sottesi da una teoria della funzione del sistema nervoso chiamata “principio dell’energia libera” (Friston et al., 2006, 2010; Feldman and Friston, 2010). Il principio dell’energia libera asserisce che qualsiasi modifica adattativa apportata da un sistema o da un organismo biologico deve ridurre al minimo la sorpresa a medio termine e a lungo termine. La sorpresa in questo contesto è data da tutte le sensazioni inaspettate (cioè non previste). Poiché la media a lungo termine della sorpresa corrisponde all’entropia (dispersione) delle sensazioni, l’incapacità di minimizzare la sorpresa porterebbe ad un progressivo aumento dell’entropia (in sostanza a un disturbo sensoriale) e violerebbe i principi di auto-organizzazione e omeostasi che sono caratteristici della biologia dei sistemi. Gli organismi possono minimizzare la loro sorpresa sensoriale costruendo un modello gerarchico di come sono causate le sensazioni (esterocettiva, interocettiva e propriocettiva). La sorpresa sensoriale e somato-sensitiva può quindi essere minimizzata riducendo gli errori di predizione, in base alle previsioni del modello neuropsichico; o cambiando i campioni sensoriali attraverso l’azione o modificando le previsioni attraverso la percezione. In questo contesto, la percezione corrisponde all’ottimizzazione del modello che avviene modificando l’attività sinaptica e le forze di connessione per ridurre al minimo gli errori di predizione. Questo è noto come codificazione predittiva (predictive coding) nella letteratura della terooia dell’informazione e che il modello si definisce generativo perché genera previsioni sensoriali dalle credenze (codificate su basi probabilistiche) circa le loro cause. All’interno dei FMSS includiamo oltre ai sintomi funzionali che coinvolgono disfunzione e / o eccitazione del sistema motorio e percettivo (esterocezione), anche quelli che si esprimono sul sistema neurovegetativo o autonomico (interocezione): in questo caso, i sintomi si presentano con dolori addominali, diarrea, stitichezza, come nella sindrome dell’intestino irritabile, palpitazioni e altri disturbi del distretto cardiaco o ipertensione arteriosa. Tutti questi sintomi non trovano nella valutazione medica un substrato organico. Non vengono incluse nei DF invece le sensazioni normali che vengono interpretate erroneamente come prove di una malattia grave, come accade nell’ipocondriasi, nella dismorfobia, o nei fenomeni cognitivi come l’amnesia dissociativa, lo stupor o la fuga psicogeni (Edwards et al., 2012).
I disturbi psichici legati ai disturbi funzionali sono stati spesso sottovalutati dagli studi clinici per privilegiare gli aspetti somatici e i trattamenti prettamente farmacologici. Tuttavia, nonostante l’insorgenza comune di questi sintomi, la loro disabilità associata, l’impatto sulla qualità della vita e il costo dei sistemi sanitari e di assistenza sociale, rimangono senza una spiegazione, e quindi una gestione e un trattamento, univoci. Gli aspetti psicologici nella persona con disturbi funzionali sono invece importanti e richiedono una sempre maggiore attenzione nella clinica, sia in via generica, perché ogni disturbo somatico comporta sempre direttamente una quota di sofferenza psichica, sia, indirettamente, perché, nella persona con disturbi funzionali, un corpo potenzialmente sano diventa al contempo fonte di dolore o di disfunzioni motorie o vegetative, creando di fatto una situazione conflittuale che spesso genera un disagio psichico anche importante (Joffe & Sandler, 1967; Sandler & Sandler, 1998). È inoltre noto che situazioni conflittuali pre-morbose, pre-esistenti e/o successive, allo sviluppo puberale predispongano la persona a disturbi di natura psicosomatica che si esprimono con disfunzioni dell’ “asse psico-neuro-immuno-endocrinologico”. Già in altre ricerche su malattie neurologiche è stata fatta una valutazione simile ed è stato individuato quanto questa componente psichica sia direttamente o indirettamente rilevante.
Obiettivo primario del presente studio è quello di verificare se i pazienti con disturbi funzionali abbiano (e quale sia) una maggiore vulnerabilità psichica rispetto a pazienti senza disturbi funzionali, specificando la natura di questa vulnerabilità (depressiva o di fragilità narcisistica). Obiettivo secondario è quello di valutare l’efficacia di un intervento di sostegno proposto ai pazienti con disturbi funzionali e/o con problemi di carattere medico di altra natura. L’ipotesi alla base dello studio è che vi siano dei fattori di natura psichica in atto che possono essere correlati da un lato allo sviluppo di alcuni tratti del carattere nella persona e, dall’altro, con l’emergere di una tendenza alla sofferenza psichica e alla somatizzazione. Per valutare questa ipotesi ci si avvarrà di un test psicologico, compilato da un esaminatore secondo il metodo del Q-sort, dopo che sono avvenuti i primi colloqui conoscitivi con la paziente. Tale strumento si avvale di un proprio programma informatico di scoring e di analisi statistica che determina gli stili e tratti del carattere del singolo soggetto. Come ipotesi “a priori” di questo studio, per valutare le eventuali alterazioni dell’organizzazione di personalità della persona ci avvarremo solo della variabile “tratto depressivo” e “tratto narcisistico”, in linea con la letteratura che vede alla base dei disturbi da somatizzazione o un disturbo depressivo o un disturbo narcisistico. Questa correlazione è già stata trovata dagli autori proponenti nel caso di pazienti con Depressione Postpartum (Clarici et al., 2015).
Bibliografia:
- Bion, W. R. (1997). Esperienze nei gruppi e altri saggi. Armando editore.
- Clarici, A., Pellizzoni, S., Guaschino, S., Alberico, S., Bembich, S., Giuliani, R., Short, A. Guarino, G., & Panksepp, J. (2015). Intranasal adminsitration of oxytocin in postnatal depression: implications for psychodynamic psychotherapy from a randomized double-blind pilot study. Frontiers in psychology, 6: 426 (1-10). doi: 10.3389/fpsyg.2015.00426.
- Edwards, M. J., Adams, R. A., Brown, H., Parees, I., & Friston, K. J. (2012). A Bayesian account of ‘hysteria’. Brain, 135(11), 3495-3512.
- Freud, S. (1894). Le neuropsicosi da difesa, OSF, vol. 1.
- Feldman H, Friston KJ. (2010) Attention, uncertainty, and free-energy. Front Hum Neurosci; 4: 215.
- Joffe, W. G., & Sandler, J. (1967). On the concept of pain, with special reference to depression and psychogenic pain. Journal of psychosomatic research, 11(1), 69-75.
- Petrie, A. A. W. (1934). Differential Diagnosis Of Organic And Functional Nervous Disorders. British Medical Journal, 2(3845), 503.
- Panksepp, J. (2004). Affective neuroscience: The foundations of human and animal emotions. Oxford university press.
- Stone J, Carson A, Duncan R, Roberts R, Warlow C, Hibberd C, et al. (2010) Who is referred to neurology clinics? — the diagnoses made in 3781 new patients. Clin Neurol Neurosurg; 112: 747–51.
- Thompson, W. G., Longstreth, G. F., Drossman, D. A., Heaton, K. W., Irvine, E. J., & Müller-Lissner, S. A. (1999). Functional bowel disorders and functional abdominal pain. Gut, 45(suppl 2), II43-II47.
- Westen, D. , Shedler, J. , Lingiardi, V. (2003), La valutazione della personalità con la SWAP-200. Raffaello Cortina, Milano pp. 37-60.
|